Licenziamento per giusta causa: l’importanza delle prove della condotta scorretta del dipendente
Il licenziamento per giusta causa deve fondarsi su prove tangibili e inoppugnabili tali da dimostrare in modo inconfutabile la giustezza della decisione presa dal datore di lavoro. Il rapporto fra il datore di lavoro e il dipendente è sancito da un contratto, un documento legale volto a tutelare entrambe le parti. Come lascia intuire il nome stesso, il rapporto di lavoro è una relazione fra due soggetti e, essendo un legame di tipo relazionale, deve basarsi su un principio cardine: la fiducia. Se da un lato il dipendente si impegna a offrire tempo e competenze nello svolgere le mansioni sancite dal contratto, dall’altro il datore di lavoro accetta di retribuire quelle ore e quei servizi prestati dal lavoratore secondo un accordo di retribuzione oraria, settimanale o mensile, proprio come riportato sul contratto. Entrambi gli attori del contratto sono esposti a rischi di fiducia mal riposta: sia il datore di lavoro che il lavoratore. I casi più noti sono quelli relativi a quest’ultimo, quando per esempio il datore di lavoro non si attiene ai patti di pagamento e/o di impegno richiesto dal contratto o quando c’è un licenziamento ingiustificato. L’esatto contrario di quest’ultimo termine, ossia il licenziamento per giusta causa, è invece il caso che compete più di frequente il datore di lavoro. Se un dipendente si assenta dal posto di lavoro senza giustificato motivo, o avvalendosi di una scusa che si rivela essere una menzogna, o se agisce in modo doloso nei confronti dell’azienda, dei suoi beni o del suo personale, il datore di lavoro può agire con una sanzione dall’effetto immediato, ossia il licenziamento per giusta causa.
I pericoli del licenziamento per giusta causa
Il licenziamento per giusta causa può riguardare diverse motivazioni, fra cui: l’assenza ingiustificata del dipendente, l’esecuzione di atti di violenza o di minaccia nei confronti degli altri dipendenti o superiori, il furto di soldi o di beni appartenenti all’azienda o l’esecuzione di atti criminosi al di fuori degli uffici (com’è successo con i manifestanti di Capitol Hill, alcuni degli occupanti del Campidoglio sono stati riconosciuti e licenziati dalle aziende presso cui lavoravano), l’aver svolto attività lavorativa mentre si è in cassa integrazione, il rifiuto di trasferimento in altra sede o di tornare in azienda dopo che la visita del medico legale ha stabilito la non veridicità della malattia usata come pretesto per l’assenza da lavoro, la falsa timbratura del cartellino e altre condizioni sancite dallo stesso Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro. Per giustificare il licenziamento servono delle prove inconfutabili che dimostrino il cattivo comportamento, motivo per cui sempre più datori di lavoro si rivolgono alle agenzie investigative private, istituti preparati professionalmente alla raccolta delle prove utili per il licenziamento per giusta causa così che l’azienda possa dimostrare in modo inconfutabile la condotta malevola del dipendente oggetto del licenziamento e non avere paura di incorrere in cause legali intentate dall’ex lavoratore.
Questo contenuto è stato realizzato in collaborazione con AgiterInvestigazioni.it
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