L’Istat ha recentemente pubblicato i dati sul Terzo settore in Italia. Numeri che certificano il trend di una realtà in continua crescita in cui associazioni, cooperative e fondazioni offrono nuove opportunità di inserimento professionale, soprattutto per laureati. Parliamo di oltre 350.000 istituzioni non profit, che impiegano 844.775 dipendenti da Nord a Sud del Paese. Ecco qualche dato.
I numeri del Terzo settore in Italia
Dal 2001 al 2017 (ultimo dato disponibile) il numero di istituzioni non profit è passato da 235.232 (2001) a 350.492 unità (2017). L’Istat ricorda che il tasso di crescita medio annuo del terzo settore è superiore a quello registrato nelle imprese di mercato (market oriented), sia in termini di enti che di dipendenti.
Al Sud la crescita degli enti non profit è più sostenuta (+3,1%), ma non è da meno l’aumento delle istituzioni non profit registrata al Nord-Ovest (+2,4%) e al Centro (+2,3%). Tra le Regioni più “prolifiche” in tal senso troviamo la Campania (+7,2%), il Molise (+6,6%), la Provincia autonoma di Bolzano (+4,2%), la Calabria (+3,3%) e il Lazio (+3,1%). L’area Nord del Paese resta comunque quella in cui si concentra oltre il 50% delle istituzioni non profit, con un percentuale di occupati alle dipendenze del 57%.
Prima di soffermarci ulteriormente sul dato relativo agli occupati, vediamo quali sono i principali settori di attività in cui operano gli enti non profit.
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Settori di attività delle istituzioni non profit
“Cultura, sport e ricreazione” è l’ambito di attività economica più “densamente popolato” del non profit, dato che raccoglie il 64,5% delle istituzioni di settore. Seguono l’area “assistenza sociale e protezione civile” (9,2%) e quella “relazioni sindacali e rappresentanza di interessi” (6,5%). In questi settori si muove una grossa fetta del mondo non profit italiano, rappresentato prevalentemente da associazioni (85,1%) e in piccola parte da cooperative sociali (4,5%), realtà che assorbono nel complesso oltre il 70% degli occupati, in buona parte nelle cooperative (52,2%).
Occupati: cresce la percentuale di laureati nel non profit
E veniamo al dato sull’occupazione. Anche se l’ampia maggioranza di istituzioni non profit (85%) non utilizza lavoratori dipendenti, il numero di occupati nel terzo settore è in crescita (+3,9%) e la quota di lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato è maggioritaria (79,6% dei dipendenti), pur in presenza di un trend che ha visto crescere negli ultimi anni l’utilizzo del contratto a tempo determinato.
Si tratta in maggioranza donne, la cui presenza oscilla tra il 60% e il 70% della compagine lavorativa (a seconda della forma giuridica di riferimento), con un’elevata concentrazione di lavoratori nella classe d’età 30-39 anni e con una crescita significativa (sul 2016) della quota di lavoratori stranieri (UE ed extra UE), che rappresentano rispettivamente l’86% e il 4% degli occupati nel terzo settore.
Le opportunità di inserimento professionale si aprono soprattutto nel campo dell’“assistenza sociale” (36,9%) e della “sanità” (21,9%), seguiti dall’ambito “istruzione e ricerca” (14,9%) e da “sviluppo economico e coesione sociale” (11,7%).
Aspetto ancor più interessante è quello relativo al livello medio di istruzione di chi lavora nelle istituzioni non profit. In questo caso, rispetto alla media nazionale, l’Istat ci informa che i dipendenti che operano all’interno degli enti non profit hanno mediamente un livello di istruzione più elevato: i laureati rappresentano il 31,9% degli occupati, mentre i diplomati di scuola secondaria superiore sono il 33,5%.
I principali ambiti di inserimento professionale per il laureati sono la “cooperazione e solidarietà internazionale” (62,0%), la “filantropia e promozione del volontariato” (53,3%), l’“istruzione e ricerca” (42,9%) e la “tutela dei diritti ed attività politica” (40,5%).
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La redazione di WeCanBlog