Tornano a crescere nel nostro Paese le assunzioni con contratto di apprendistato, ma con una concentrazione di avviamenti soprattutto al NordItalia: è questa la più evidente conclusione a cui giunge il XVIII Rapporto di monitoraggio sull’apprendistato, elaborato da INAPP in collaborazione con l’INPS per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Dopo il costante calo che aveva caratterizzato gli anni 2010/2015, a partire dal 2016 il numero di contratti di apprendistato è infatti tornato fortunatamente a salire, con percentuali di crescita che si attestano su valori di grande interesse: +30% nel 2016 e +22,8% nel 2017. Parlando in termini assoluti, a fronte di 154.811 contratti di apprendistato cessati, nel 2017 sono stati ben 324.902 i contratti di apprendistato avviati in Italia (nel 2010 erano stati soltanto 203.570), con un’elevata incidenza nella fascia d’età 18-24, che da sola ha attirato il 60% dei contratti (va tuttavia detto che nel 2017 l’età media degli apprendisti è di 24,7 anni).
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Contratto di apprendistato: le Regioni e i settori maggiormente coinvolti
Ma quali sono i settori economici in cui questa tipologia contrattuale è più usata? Secondo quanto emerge nel rapporto, è soprattutto nel settore del commercio e in quello delle attività manifatturiere che si registrano le maggiori percentuali di contratti di apprendistato (rispettivamente percentuali pari al 20,8% e al 18,2%). Segue, al terzo posto, il comparto delle attività ricettive e della ristorazione, in cui trova dimora il 16,8% degli apprendisti.
Dal punto di vista territoriale, è soprattutto in alcune Regioni d’Italia situate al Centro e al Nord che si registra il maggior numero di contratti di apprendistato. Oltre il 70% dell’occupazione in apprendistato è infatti concentrato in sole 6 Regioni. Parliamo in particolare di:
- Lombardia: 17,6%;
- Veneto: 13%;
- Emilia Romagna: 10,8%;
- Lazio: 10%;
- Piemonte: 8,5%;
- Toscana: 8,5%.
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Apprendistato: rilancio dell’occupazione giovanile o risparmio per le imprese?
Un nuovo vigore, quello che sta toccando i contratti di apprendistato, generato certamente dalla graduale fuoriuscita dell’Italia dalla crisi economica, e in parte anche dal relativo aumento del tasso di occupazione giovanile, cresciuto di quasi 2 punti dal 2015 (28,6%) al 2017 (30,3%). Ma è soprattutto grazie ai più recenti interventi legislativi in materia che il contratto di apprendistato ha avuto nuovo slancio: le leggi di stabilità del 2015 e del 2016 hanno infatti introdotto sostanziose agevolazioni per le aziende che assumono con questa tipologia contrattuale.
E proprio questa considerazione, tuttavia, fa accendere un campanello d’allarme, poiché c’è il rischio che lo strumento venga utilizzato essenzialmente per la sua dimensione legata al “risparmio” delle imprese sui costi da dedicare alle risorse umane, e non per agevolare la trasmissione delle competenze verso i più giovani e così favorirne l’ingresso nel mondo delle imprese con contratti più stabili e remunerativi. Riflessione, questa, che nasce anche da un’evidenza riguardante il “dopo apprendistato”: meno di 3 apprendisti su 4 (il 73,6%) risultano infatti occupati a 12 anni dalla cessazione del contratto, e solo nel 60% dei casi come lavoratori dipendenti.
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La redazione di WeCanBlog